Podcast ep.5 di Evoluzione Mentale

Stiamo procedendo nell’argomento degli implant che ritengo sia quello più importante del genere umano ma che stranamente lo si trova in pochi scritti.

Chi conosce questa materia mi dice che l’umanità non è pronta e che queste cose non si devono descrivere perché le persone rischiano di essere restimolate.

Per questo motivo io ho messo i segnali di pericolo e continuerò a metterli, ma francamente, nessuno mi ha segnalato particolari fastidi o disturbi.

E’ vero che gli  ascolti stanno diminuendo ma questo è comprensibile : chi torna stanco dal lavoro ha l’idea  di doversi “rilassare” con trasmissioni tv come “affari tuoi” su  rai1.

Ma va benissimo così ! Alla fine rimarranno solo i “veri ricercatori”.

Prima di proseguire diamo uno sguardo alle obiezioni che mi sono arrivate. In particolare c’è ne una che può essere di aiuto a completamento della spiegazione del podcast precedente :

“Ciao Flavio, seguo con interesse i tuoi podcast ma nell’ultimo c’è un particolare che vorrei chiarire : se con le invalidazioni si possono perdere i risultati ottenuti con la tecnica REIMA significa che quest’ultimi non sono stabili e definitivi. Spero tu possa rispondermi un abbraccio claudio”

Bene. Per capire faccio un esempio : mettiamo che Ludovica (chiaramente è un nome casuale)  abbia un trauma per abuso da piccola e da allora ha difficoltà di relazionarsi con gli uomini. Ogni volta che si avvicina un uomo lei si irrigidisce. Nel momento che ripercorriamo l’episodio di violenza che ha subito abbiamo la possibilità di scaricarlo e riportarlo nella mente cosciente e vediamo con chiarezza la connessione tra il vecchio trauma e la risposta aberrata nella vita attuale. In altri termini comprendiamo l’assurdità del comportamento aberrato attuale, perché ne vediamo la causa e le sue radici antiche, ed emerge l’evidenza che, l’uomo che si avvicina oggi, non è l’uomo o la situazione di quando era piccola. Quindi l’automatismo che la irrigidisce, scompare.

Ma, se Luduvica, nonostante abbia visto l’episodio, invalida il lavoro fatto, cioè dice che era una fantasia, che non poteva essere vero e si è inventata tutto, nega di conseguenza la soluzione o parte di essa.

Torniamo quindi alla legge che siamo noi i creatori : noi creiamo il problema e noi creiamo la soluzione.

Perché il problema è determinato da come noi reagiamo all’evento e siamo sempre noi che lo releghiamo all’inconscio perché decidiamo sia troppo doloroso per affrontarlo.

Questo; sia che si tratti di una botta in testa, sia che si tratti di un implant. L’operatore REIMA, guida per mano la persona a riprendere consapevolezza, ma poi  è la persona, che si deve prendere la responsabilità delle decisioni successive.

Voglio raccontarvi di un’altra esperienza di un amico che soffriva molto perché l’amore con l’anima gemella non era corrisposto. Aveva la certezza di aver trovato l’anima gemella ma quest’ultima non l’aveva riconosciuto.

Abbiamo affrontato in seduta solo questo problema. Prima abbiamo scaricato gli episodi più recenti e poi siamo andati ad episodi precedenti collegati. Prima abbiamo percorso amori non corrisposti di 3 secoli fa e poi siamo andati più indietro facendo una tappa nell’anno 1000 e più ancora indietro con sua grande sorpresa di vedere l’accaduto con tanti particolari e rivivere emozioni così forti. Abbiamo percorso quindi tutta la catena di episodi simili scaricando gli episodi che incontravamo, fino alla terza seduta dove ha iniziato ad emergere il trauma di base. Apro una parentesi : non avrei mai potuto andare direttamente all’episodio iniziale, senza prima scaricare quelli più recenti, perché sarebbe stato troppo forte per lui. Questo a quanti mi addebitano la lentezza della procedura. E’ principalmente un fatto di etica sottoporre ad una persona solo quello che può affrontare e comprendere. Ma va anche messo in evidenza che, ad ogni seduta, il dolore diminuiva e nel contempo la persona diventava più abile , più consapevole e poteva affrontare livelli sempre più elevati di difficoltà.

Alla iniziale meraviglia, di potersi ricordare tutti i dettagli di un episodio di una vita precedente, si era sostituita la familiarità di scorrere avanti indietro tutta la traccia temporale.

Ma torniamo al trauma iniziale. Non è stato datato, ma è stato localizzato come prima incarnazione; mi ha descritto nei minimi dettagli la discesa nella tuba di Falloppio e la successiva fecondazione che, rispetto a molti altri, non è stata particolarmente traumatica, mentre lo è stata la prima divisione cellulare.

In quest’ultima fase troviamo una grande carica emozionale di abbandono e di grave perdita.

Dopo aver scaricato l’emozione della separazione è emersa la decisione : “ti cercherò fino a quando ti troverò”.

Alla fine di 4 sedute abbiamo riportato a livello cosciente tutto il meccanismo della credenza dell’anima gemella e scaricato la carica emozionale in tutti gli episodi che l’avevano riacceso ovvero restimolato.

La tecnica REIMA arriva qui. Poi entra di scena la responsabilità personale, cioè il modo e la decisione di come trattare il dato oggettivo.

Una persona potrebbe dire : CAVOLI se la mia ricerca dell’anima gemella era causata da questo trauma d’ora in avanti occupo il mio tempo in modo più interessante. In questo caso si cancella dolore e credenza.

Un’altra potrebbe dire : ho capito che il dolore si è costruito in modo abberrato ma io voglio continuare a cercare la mia anima gemella. In questo caso si cancella il dolore ma non la credenza, perché do coscientemente importanza ad un meccanismo, anche se ho constatato, che era creato involontariamente.

Un’altra potrebbe dire : mi sono immaginata tutto, questa tecnica è inefficace. In questo caso riaggancia tutto e spreca il lavoro fatto, perché invalidando e negando quello che ha visto, è come se desse importanza e riconoscesse che tutta la sofferenza che vive è reale e giustificata. Quindi è giusto che continui a soffrire.

Chiaramente per il secondo e terzo caso, si tratta di proseguire nella ricerca del perché vuole rimanere nell’aberrazione, e quando trova il giusto perché, recupera tutto il lavoro fatto. Quindi nessuna seduta va persa se si prosegue, ma questo spiega perché ci sono persone che in 2 sedute hanno risultati straordinari e altre che ne devono fare molte per vedere dei cambiamenti.

Nel caso specifico la reazione del mio amico era del tipo 2 e quindi era sparito il dolore ma era rimasta la credenza. Dato che la richiesta fatta inizialmente era togliere il dolore, lì mi sono fermato.

Nel caso quel mio amico rientrasse in seduta, il passo successivo sarebbe stato quello di ricercare il perché ha bisogno di questa credenza.

Quindi, tornando a noi! REIMA è uno strumento straordinario ma rimane la nostra responsabilità di interpretare e di rimanere nel cammino del miglioramento.

Qualcuno mi dirà : ma i pensieri di dubbio sono troppo forti, scattano anche se io cerco di essere positivo.

Questo è un punto strategico fondamentale, perché il dubbio dipende da noi e non dalla tecnica. Ed ironia della sorte : è proprio il mio dubbio che mi impedisce di guarire dal dubbio stesso.

Vi racconto brevemente un altro episodio : una mia amica, che ha sperimentato molte altre tecniche, è venuta in seduta per risolvere un determinato problema. In 2 sedute abbiamo percorso episodi di questa vita e di vite precedenti fino ad un implant. Alla fine della seconda seduta ha dichiarato “da sola non sarei mai arrivata!” ma, dopo 4 ore, mi richiama per interrompere immediatamente il ciclo di sedute perché la tecnica a livello teorico ha bisogno di infinite sedute e quindi è inefficace.

Non sapremo mai la sequenza di invalidazioni che sono scattate, ma possiamo di certo immaginarle.

Nonostante in 2 sedute abbia percorso e scaricato moltissimo, i pensieri invalidanti che sono scattati, hanno negato l’evidenza ed impedito di arrivare alla conclusione.

Nei prossimi podcast vedremo che questi dubbi sono delle auto protezioni degli implant stessi, cioè delle serrature automatiche che scattano proprio per fare in modo che la persona non si liberi mai.

Appena ci si avvicina alla verità che può liberarci da tutta la sofferenza, parte il pensiero che ti fa allontanare, interrompere. Quale protezione più perfetta può essere un pensiero del tipo : “e’ tutta una fantasia!” “mi sta manipolando” “mi sta imbrogliando” ecc. ecc.

Io stesso ho invalidato la tecnica con la conseguente interruzione nel 1996 per poi riprenderla nel 2006 e posso testimoniare quanto forti e quanto ingannevoli possono essere questi pensieri.

Hanno la stessa forza e la stessa carica che prova un drogato al quale gli vogliono sottrarre la dose, di cui sente il bisogno. Il drogato dirà falsità, farà qualunque cosa sentirà necessaria per ristabilire l’abitudine aberrata.

Ma come ho già detto è la nostra responsabilità ed i nostri gesti e decisioni che dicono l’ultima parola e quindi si può anche sgarrare, accusare, attaccare,  uscire di strada ma l’importante è rientrare.

Un altro mio amico che periodicamente aveva dubbi sul mio operato, sulla mia persona e sulla tecnica, ad ogni crisi, prima di entrare in seduta mi riempiva di critiche ed accuse fino a quando scaricava l’antagonismo. Io lo ringraziavo puntualmente e poi si riprendeva il ciclo di sedute senza nessun astio o altra emozione negativa.

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L’ affermazione “noi siamo i creatori” è  affiorata più volte nei podcast ed ora penso sia giunto il momento di approfondirlo. Un assioma fondamentale nelle sedute è “Noi creiamo il problema e noi creiamo la soluzione”. Se non fosse sempre riconducibile ad una nostra responsabilità sarebbe inutile ed improduttivo entrare in seduta. Se la responsabilità della nostra nevrosi sono gli altri non ci sarebbe nessuna speranza di trovare la soluzione. Ma noi sappiamo che non è così!

Ad esempio, nel caso che ho descritto dell’anima gemella, è stato il pensiero “ti cercherò fino a quando ti troverò” che ha causato tutta una catena di episodi dolorosi.

Quindi approfondiamo la creazione ! Ma vi avviso che ci vorranno almeno 2 podcast.

Quale punto migliore da cui partire se non la Bibbia. Saltiamo a piè pari il vecchio testamento che abbiamo visto nei podcast precedenti si tratta di una semplice favoletta. Passiamo quindi al nuovo testamento che, per quanto manipolato ed edulcorato, mantiene una traccia di attendibilità.

Nella migliore traduzione del vangelo di Giovanni 1,1-18 troviamo “1 Nel principio era la Parola, la Parola era con Dio, e la Parola era Dio. 2 Essa era nel principio con Dio. 3 Ogni cosa è stata fatta per mezzo di lei; e senza di lei neppure una delle cose fatte è stata fatta. 

Prendiamo la prima frase “Nel principio era la Parola, “, ritengo che ci sia una lacuna molto grande, perché la parola è una manifestazione. Arriviamo alla stessa conclusione anche se si prendono traduzioni diverse nelle quali trovate “verbo” al posto di “parola”.

La connessione tra la manifestazione e chi la origina, la troviamo nelle frasi successive  “la Parola era con Dio” , “e la Parola era Dio. “ e nel secondo versetto “Essa era nel principio con Dio”.

Rimane il fatto che sia “parola” sia “verbo” sia “luce” rimangono manifestazioni.

Poi, questa manifestazione diventa a sua volta la causa della creazione della materia. Nel terzo versetto leggiamo “Ogni cosa è stata fatta per mezzo di lei; e senza di lei neppure una delle cose fatte è stata fatta. “ ma qui siamo già arrivati alla degradazione della materia.

Bene, torniamo alla “parola”! Una manifestazione è un effetto. E prima di un effetto cosa c’è? Una causa!

Fin qui è pura logica. Senza scomodare santi o profeti.

Il passaggio successivo che mi sembra altrettanto logico è che la prima causa è l’originazione ovvero il pensiero  di Dio o se volete della coscienza suprema oltre ogni localizzazione, senza massa e senza tempo.

Apro una parentesi : per trattare l’argomento della creazione in modo scientifico dobbiamo sostituire il termine onnipresente con “senza localizzazione” che ha lo stesso significato ma è più applicabile. Ed il termine onnipotente con “causa potenziale”.

Quindi è il pensiero, la causa, prima della creazione.

Ma per differenziarlo da pensieri generati da altri stimoli , prendiamo a prestito il termine di Ron Hubbadh “postulato”.

Postulato è una verità auto creata, una considerazione generata da se stessi. Nella definizione di Ron abbiamo anche il postulato come conclusione, ma in questo caso prendiamo solo la definizione principale, nella quale si tratta di un particolare pensiero auto creato e non il risultato di cause precedenti.

Quindi il postulato è un particolare pensiero che ha le stesse qualità del creatore e cioè è senza localizzazione e senza lunghezza d’onda.

Quando il postulato crea una manifestazione genera una lunghezza d’onda ed in quel momento crea il tempo e l’energia. La materia non è altro che la condensazione di energia.

Infatti , una lunghezza d’onda presuppone tempo e dimensione.

Lasciatemi ripetere questa legge universale :

Prima del pensiero c’è causa potenziale senza localizzazione, puro essere senza identificazione.

Dopo l’originazione del pensiero c’è effetto e localizzazione.

La creazione di un effetto e di una localizzazione, può portare a spazio, tempo.

Nel caso di esseri spirituali non consapevoli segue l’identificazione.

Questo processo di creazione lo vedo in continuamente in seduta e fuori seduta. Prima c’è l’essere poi c’è un effetto e successivamente la nostra identificazione con l’effetto creato. Riprendendo l’esempio dell’anima gemella lo possiamo vedere come un continuo creare :

  • Postula la nascita, postula il dolore, postula la perdita come separazione dall’anima gemella, postula di cercare l’anima gemella, ecc. ecc.

Quindi l’intera nostra traccia è costituita da continui postulati che creano la realtà. Ed ognuno di questi con una sua particolare e riconoscibile carica misurabile.

Ma quando è iniziato tutto questo?

Ben 3 persone in seduta, durante una regressione, sono arrivate alla cognizione del momento della creazione del tempo ed hanno percepito questo come la causa prima dell’intrappolamento. Di queste solo una è arrivata a concepire la sua responsabilità in base ad un suo postulato.

In altri termini la separazione dalla coscienza divina è anch’essa causata da un postulato con il quale ci siamo identificati. La mia opinione e che il ritorno alla coscienza divina è la cessazione della continua creazione ed identificazione con tale creazione.

Prima di proseguire cerchiamo altri indizi.

Tutti i percorsi religiosi che ho approfondito e che danno una certa probabilità di arrivare a Dio sono cammini che conducono al silenzio interiore, cioè all’assenza di pensiero creatore.

Percorsi che possono basarsi su mantra o su visualizzazioni o su contemplazioni ma sempre hanno come fenomeno finale da raggiungere : la cessazione del pensiero creatore.

Castaneda nei suoi romanzi scrive “Ogni volta che il dialogo interno si ferma, il mondo collassa” “I vecchi veggenti,” diceva don Juan, “lo chiamavano silenzio interiore perché è uno stato in cui la percezione non dipende dai sensi esterni.”

Qui potrei portare migliaia di scritti ma ne seleziono uno semplice e diffuso in internet. Si tratta di un passo di Eckhart Tolle   :
All’inizio della libertà è la realizzazione che tu non sei “colui che pensa”.

In altri termini non dobbiamo identificarci con una nostra azione cioè il pensiero. Però da questa frase di Eckhart Tolle si potrebbe arrivare a concludere che chi pensa è brutto e cattivo e staccato da noi, mentre siamo noi che abbiamo pensato e creato e che continuiamo a pensare e creare.

Una persona che veniva in seduta da me, quando è arrivata ad osservare i suoi pensieri come staccati ed avere la percezione del mondo illusorio, ha invalidato la tecnica perché a suo sentire “anche quella faceva parte della illusione della mente”. Mi rallegro del suo successo e non ho dubbi che ha potuto osservare una manifestazione staccata dal suo essere profondo, ma c’è arrivato anche grazie ad un anno di sedute che gli hanno permesso di mettere in ordine nella sua vita e nella sua mente.

Per far comprendere chi è “colui che pensa” voglio fare un esempio : una persona nell’acqua fino alla cintola può muoversi ed agitarsi creando delle onde attorno a lui , le vede e si immedesima in quelle, perché al variare della sua agitazione vede un variare dell’ampiezza delle onde stesse. Ad un certo punto si ferma e per un attimo vede le onde che continuano ed arriva a fare una distinzione tra lui e le onde.

Questo esempio si presta anche per spiegare il karma, infatti il tempo che intercorre tra il momento in cui la persona si ferma e quando le onde cessano è la maturazione del karma.

Però adesso mi sto allargando un po’ troppo.

Tornando ai percorsi mistici San Giovanni della Croce, Sant’Ignazio di Loyola, Santa Teresa d’Avila, sostengono che il silenzio è essenziale perché Dio risplenda. San Benedetto, patriarca dei monaci dell’Occidente, nella sua Regola, colloca il silenzio come una realtà normale nella comunità monastica.

Chiaramente per arrivare a questo fenomeno finale sono necessari degli step. Non possiamo passare dal turbinio dei pensieri, della nostra vita, al silenzio interiore di colpo, ma dobbiamo arrivarci gradatamente educando noi stessi alla disciplina attraverso una vita etica senza attaccamenti e desideri e praticando la preghiera e/o la  meditazione.

Silenzio non come mancanza di suono ma assenza di postulati lo troviamo in molti altri percorsi orientali nei quali si realizza l’essere supremo o Dio con la cessazione dell’Ego. E cosa significa essere senza ego?

Togliere qualunque identificazione! Provate ad applicare questa semplicissima risposta e poi mi raccontate.

Torniamo al Vangelo di Giovanni alla luce di quanto detto apportiamo questa rettifica  “1 In principio c’è il postulato, il postulato era con Dio, e il postulato era Dio. 2 Esso ha generato la parola come prima manifestazione. 3 Ogni cosa è stata fatta per mezzo di lei; e senza di lei neppure una delle cose fatte è stata fatta. “

La differenza non è poca cosa. Se l’origine della creazione è una manifestazione, diventa consequenziale ad un creatore ben specifico. Se al contrario l’origine della creazione è una qualità e quella qualità è comune sia all’essere supremo che ai suoi figli che “sono ad immagine di dio” la cosa cambia radicalmente.

La creazione diventa prerogativa di tutti coloro che hanno la caratteristica di originare pensieri ovvero fare postulati.

Quindi il pensiero crea e sostiene la creazione, mentre l’assenza di pensiero è la qualità prima dell’essere divino che è in noi e che pervade tutto il creato.

Il pensiero, nel momento in cui crea, genera tempo, spazio, energia ed alla fine materia.

L’essenza divina che è in noi quando cessa di identificarsi con la sua creazione vede la relatività di quanto creato e quindi può considerarla illusoria rispetto alla sua condizione di essere.

E nel momento in cui non sostiene più la sua creazione e torna alla condizione di non avere tempo e localizzazione, torna ad essere una unica coscienza.

E dato che l’amore è in estrema sintesi “occupare lo stesso spazio”, la coscienza nuovamente riunita nell’occupare lo stesso punto senza dimensione, assume la qualità di amore infinito.

Un abbraccio

flavio